La critica

Una quiete quasi metafisica nelle tele di Simone Bortolotti. L’ordine impeccabile di scorci prospettici stabilisce con l’osservatore un’attesa enigmatica.

 Valentina Visconti

 

“……Immagini lunari e remote di vedute sognate, di colline dolcissime, di algidi deserti, sono tradotti da Simone Bortolotti in una pittura dal risentito cromatismo come pure dalla severità del bianco e nero……”

Giovanna Uzzani

 

Spazi d’aria

Sembrano respirare, le opere di Simone Bortolotti.
I suoi spazi aperti, abitati dall’aria e da pochi elementi, non finiscono sulla tela e vanno oltre, là dove la pura visione ottica incontra il limite; dove arriva solo l’immaginazione.
Sebbene vada di moda pensare che sarà il progresso tecnologico a salvarci, Simone Bortolotti è convinto che si possa vivere in un modo diverso, più semplice.
In uno spazio più grande e senza troppi confini, che l’artista ricava puntualmente giocando con i piani prospettici, le ombre e i colori.
Intersecati o collegati fra loro in infinite soluzioni, a volte soltanto allusi, i suoi sono luoghi per lo più disabitati nei quali aria e luce si diffondono leggere, in silenzio; luoghi unici, surreali e possibili allo stesso tempo, nei quali lo spettatore è invitato ad entrare con lo stesso rispetto con cui sono stati costruiti.
Gli spazi dell’ultima produzione, poi, cominciano ad accogliere anche alcune ombre che appartengono a qualcuno che forse li abita, che passa, o che aspetta; ma la figura umana sfugge, non è mai troppo nitida. C’è e non c’è, minima parte di uno scenario più vasto, che la comprende pur potendone fare a meno.
E’ sempre lei, l’aria, la protagonista principale di tutte le opere di Simone Bortolotti: impalpabile e senza forma, eppure così reale da animare tutto il resto.

Giovanna Cardini

 

Simone Bortolotti

 

Ogni pittore vede le cose con la propria originalità e creatività, riducendo la realtà esterna alla propria realtà personale, anche quando il riguardo per gli spazi, per i paesaggi sembra più scrupoloso ed accurato.
Simone Bortolotti, non si sottrae a questa logica e, stanziale, nomade o errante che sia, egli riesce a fissare lo spirito ed il sentimento dei luoghi con pungente penetrazione, cogliendone i valori più autentici e significativi.
Nel concerto delle sue ultime composizioni in particolare, i motivi, i temi scelti si fondono durevolmente in sintesi e senso, l’ampiezza architettonica si intreccia al lirismo che la muove, il ritmo, l’intervallo, il metro concorrono in chiari accordi a definire aree spaziali in direzioni lineari, verso momenti di più scoperta felicità. Il principio della volizione creativa è da ricercare nella necessità di liberare le linee di forza, dai modi che la legano agli elementi costitutivi della realtà facendo del mondo che ci circonda, il luogo di una vita fantastica.
Il tutto nasce da un impegno costruttivista, che con forza guida la sua attività, capace di contenere le forme di ispirazione in contorni decisamente definiti e dal modo di porsi dinanzi alla totalità, al macrocosmo, in cui coscienza e volizione si fondono in armonia con spontaneità ed abbandono. Basta soffermarsi sugli alberi, uniche presenze animate dei suoi paesaggi, che sembrano emergere da una commossa visione di un mondo edenico, da echi rilevatori che giungono dalle zone periferiche dello spirito dell’artista, come da una sofferta reminiscenza che è coscienza dei valori percettivi della forma, compresa nella piena esistenza spaziale.
Sostanzialmente si può dire che emerge dal giovane artista Bortolotti, un atteggiamento razionalistico ed un atteggiamento sentimentale, che potrebbe ricondursi alla definizione di classicismo e romanticismo, nel loro senso più puro, come eterne categorie dello spirito e la scelta dell’azzurrità dominante, ci dà la misura di quanto l’autore sia lontano da disinvolte e facili soluzioni, proponendo all’attenzione del fruitore, nuovi modi di pittura tonale, con un senso sottile del colore, dove l’arte non tende alla riproduzione della realtà, ma ad una sottile penetrazione di essa, come salutare stimolo ad un accresciuto sforzo vitale.

Lia Bronzi

 

Ancient force

 

By forgetting the passage of time we can improve our understanding of ourselves: it would appear so judging by recent paintings by Simone Bortolotti. The artist seems intent on portraying a world, or at least a ‘vision’ of it, in which events and human action are excluded. There are no people who animate these scenes, there is no passionate sense of the details of our everyday lives. In this intimate world devoid of personal content we are shown the outer-shell, that which only encases us as human beings: houses, a variety of man-made constructions, the architecture of landscape made up of its trees and bushes, all highly stylised almost de-personalised, prompting us to believe that the key to understand ourselves is by recognising the meaning within all that is outside us, through a better understanding of their metaphysical content rather than any information which reality can transmit to us. This sense is reinforced by the artist in his refusal to show us details of human events or narrative. A latent stoicism broods behind these scenes, ready to pounce on the viewer if he or she allows themselves be transported.
I believe, that in an unconscious way Simone Bortolotti is asking us to repudiate the hiccupped, fragmented way in which we lead our everyday lives. Not by demonstrating strong arguments or cogent images which provoke clear lines of thought. But in a kind of passive-attack, relying on exactly the opposite: on our innate ability to recall powerful symbols and our being persuaded by the efficacy of form (geometric and non).
The search for higher knowledge is on. The viewer should harness his perceptive and cognitive abilities to make headway. Viewed in this way Bortolotti’s is an ancient force, harking back to the classical world where universal values were expressed in art in as harmonious a way as possible in order to attempt a satisfactory understanding of our lives. Clearly these paintings are carriers of some very, at times all too discreetly carried messages. Their pervading sense of reflection and introspection, brings a calmness which suggests eternity and promises us a reward: that of being led to some new, very laudable end…

Steven Music

 

Ein Künstler und die vielen Variationen eines Innenhofs

 

Bortolotti hat mit traditionellen Stilleben und Landschaften in die er immer mehr architektonische Gebäude einfügte. Diese Architekturen ergreifen Besitz von dem Bildraum, die Natur wird in den Hintergrund verdrängt, so daß in seinen heutigen Bildern Baumkronen hinter architektonischen Elementen nur noch schüchtern hervorschauen oder Baumstämme so stilisiert sind, daß sie selbst zu Architekturen werden.
Auf die Fragen „Warum ist die Natur im Hintergrund?“ und „Warum sind dort keine Menschen zu sehen?“ antwortet der Künstler: „Weil die Architektur stellvertretend für den Menschen ist. Der Mensch greift mit seinen Architekturen in die Natur ein und setzt sich mit ihr in Beziehung.“
Das, was Bortolotti immer wieder darstellt, ist das Patio. In der Maremma, dem Teil der Toskana, der sich zum Meer hin erstreckt, gibt es Villen, die einen nach oben offenen Innenhof haben, eingegrenzt von weißgekalkten Mauern. In dieses Patio werden Schirmpinien gepflanzt, die wie riesige Sonneschirme Schatten spenden. Diese weißen Patio-Mauern sind das sich ständing wiederholende Objeckt, mit dem sich Simone Bortolotti auseinandersetzt. Er Fügt Türen und Fenster ein und projiziert auf sie langgstreckte Schatten. Der Betrachter fragt sich automatisch: „Wohin führen diese Fenster und Türen?“ In ein Dickicht? In einen Wald? Und was sind das für Schatten, die der Künstler auf die weißgekalkten Wände projiziert? Woher kommen sie? Von den Schirmpinien? Von einem Dach?
Die Bilder werfen viele derartige Fragen auf. Aber eigentlich sind die Türen, Fenster, Bäume, Mauern und Schatten für den Künstler nur ein Vorwand, um eine unendliche Formenvielfalt darzustellen: Baumkronen wie Kegel und Kugeln, Fenster wie Würfel, Schatten wie Dreiecke. Parallele Mauern, Zylinder, Rechtecke und unregelmäßige geometrische Formen.
Auch wenn er immer das gleiche Patio malt, bietet es ihm doch einen unerschöpflichen Raum für Formen, zum Teil erfundene, zum Teil wirkliche.
Eine Besonderheit der Bilder Simone Bortolottis sind die starken Kontraste, die eine ganz eigene, stille, südliche Atmosphäre ausstrahlen. Sie wirken auf uns nicht aggressiv und aufwühlend, sondern meditativ. Sie erzeugen einen klaren harmonischen Klang.

Carolin von Heesen